Resistere camminando

Declinare bisogni in questo tempo di solitudini non è facile, ci stiamo provando.

Anni fa, molti tra noi, hanno voluto salutare la cosiddetta “globalizzazione dell’economia di mercato” determinando un salto di qualità nell’agire sociale e politico. “Pensare globalmente, agire localmente”, da questa nuova “consapevolezza” siamo partiti per resistere a vecchie e nuove imposizioni, tra queste il Ponte sullo Stretto, domandandoci, al contempo, cosa si potesse fare per dare risposte al problema atavico del lavoro e del bisogno di reddito.

Chi agisce difendendo la propria terra, chi si indigna quando pensa al ruolo avuto da molte imprese del Nord che per smaltire illegalmente e convenientemente rifiuti tossici, derivanti dalle lavorazioni industriali, hanno stretto patti scellerati con la Camorra e la ‘ndrangheta calabrese. Chi ha trascorso le sue estati e gli inverni tra riunioni, comitati, assemblee e manifestazioni; chi ha criticato “politicamente parlando” le pratiche autoreferenziali, coltivando una visione di allargamento dei propri bisogni politici, non poteva non provare a coniugare necessità e sogni in una visione nuova. La tutela ambientale, il lavoro ed il reddito, le criticità dell’economia meridionale, la marginalità di alcune produzioni sono diventati il nostro pane quotidiano e la nostra cartina di tornasole.

Cittadini, contadini e produttori “dispersi e soli” nei vicoli della correttezza, della dignità, della solidarietà sono diventati, finalmente, nostri interlocutori ed insieme si è dato vita ad un gruppo di acquisto solidale, la nostra filiera cortissima, costruendo, al contempo, le condizioni per un nuovo dialogo con l’Italia. Abbiamo bussato e molti tra i GAS a livello nazionale ci hanno aperto e hanno ascoltato le nostre ragioni, spesso apprezzando il lavoro fin qui realizzato.

Adesso, come sempre è utile fare, abbiamo voluto fermarci e riflettere sul da farsi per migliorare, sia le cose che realizziamo localmente sia le collaborazioni con le altre realtà nazionali. Abbiamo capito che indietro non si torna e che la strada intrapresa è quella giusta, il lavoro e il reddito sono i pilastri su cui poggiamo le nostre concretezze. Dobbiamo fare meglio e di più sia a livello locale, occorrerà individuare nuovi produttori e nuovi prodotti da condividere per l’intero anno; la nostra terra e il nostro clima ci potranno aiutare in questa ricerca, stiamo spostandoci ancora più a Sud, lungo la costa jonica dove il clima è più mite e i prodotti arrivano in anticipo. Abbiamo anche una grande nuova scommessa per il futuro, l’idea di rendere produttivi nuovi appezzamenti di terreno e vogliamo farlo magari in forma cooperativa. Non dimentichiamo le realtà nazionali anzi è proprio in queste sensibilità che hanno trovato spazio le nostre preoccupazioni, i nostri desideri e i nostri prodotti. “Pensare globalmente e agire localmente” così intendiamo continuare a crescere. Avere rotto il pietismo nei confronti del Meridione e costruito nuovi terreni di confronto e di ricomposizione è una grande cosa; lungo questa strada vorremmo continuare ad incontrarvi per crescere nuovamente insieme e dare vita ad un sogno che possa condizionare in positivo le nostre vite.

Un abbraccio dal Sud
EquoSud